La chiesa tardo settecentesca
La Chiesa Arcipretale di Gallina, dedicata a S. Nicola di Mira, venne edificata al centro della città di Sant’Agata Nuova, successivamente al 1783, anno in cui il Gran Tremuoto delle Calabrie aveva distrutto l’antica città, situata presso Cataforio.
I lavori di costruzione della nuova chiesa iniziarono nell’anno 1786 e proseguirono per oltre cinquanta anni. Esauriti i fondi inizialmente stanziati dal Governo Borbonico si destinarono per il suo completamento gli introiti ricavati dalla tassa del Comune di Gallina sulla panificazione.
“…grande ed altissima di mediocre costruzione, non ancora completa: ha molte e gravi lesioni specialmente nei muri laterali diretti N.S. ed alcune negli archi. La facciata è staccata in fuori verso Sud – il danno complessivo fu stimato in £ 8.000 . Ne fu ordinata la chiusura dal Sindaco”.
Furono eseguite delle riparazioni per consentirne l’utilizzazione ma le strutture murarie non riuscirono a reggere l’impatto distruttivo del terremoto del 28 dicembre 1908 che ne provocò il crollo totale.
La chiesa baracca
Il 24 ottobre 1909, nell’isolato a Nord dell’antica matrice, veniva aperta al culto la chiesa baraccata.
Realizzata dalla ditta inglese Mac Mhanus, in legno e lamiera, con un impianto planimetrico a tre navate, essa era costituita da un sistema costruttivo il legno con copertura in lamiera ondulata. Il sistema delle aperture si richiamava nelle decorazioni a motivi neo gotici.
La chiesa funzionò come edificio di culto sino all’inaugurazione della nuova Chiesa Arcipretale e successivamente venne destinata ad ospitare le opere parrocchiali. Rimasta uno dei rari esempi di architettura religiosa provvisoria nel comprensorio reggino essa venne distrutta da un incendio negli anni novanta del XX secolo.
La chiesa attuale
Per la ricostruzione del tempio l’Ufficio Interdiocesano per la Ricostruzione delle Chiese affidò, nel 1914, l’incarico del progetto all’ing. Rosario Pedace, che il 14 aprile dello stesso anno otteneva l’approvazione del Consiglio Comunale di Gallina. L’edificio progettato si estendeva per 686 mq che all’Ispettore Superiore che aveva esaminato il progetto apparivano non congrue per una popolazione di oltre quattromila abitanti visto anche che la chiesa distrutta si estendeva per mq 1070.
Il Comune di Gallina richiese la rielaborazione del progetto con la modifica anche della struttura prevista inizialmente in “legname a ferro cementato”. Il nuovo progetto che accoglieva le osservazioni formulate venne approvato dal Consiglio Comunale di Gallina nella seduta del 9 dicembre 1919, prevedendosi una spesa di £ 227.000 superiore rispetto a quella precedente di £87.000,00 per la quale si formulò una nuova richiesta al Ministero dell’Interno.
Completato il 13 maggio dell’anno 1919 esso venne esaminato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nella seduta del 24 febbraio 1920 (n. 235), che ritenutolo “meritevole di approvazione” richiese “l’istituzione di alcune modifiche relative al progetto, all’apertura del campanile e ai calcoli di stabilità, da accertarsi dal competente Ispettore Superiore del Genio Civile”.
Il progetto che prevedeva una spesa complessiva di £ 470.000,00, venne rielaborato il 3 giugno 1920, visto che, come annotava il P. Carmelo Umberto Angiolini, allora direttore dell’Ufficio Tecnico Diocesano, “si sono riscontrati prezzi che nessun appaltatore ha voluto accettare”. Esso veniva definitivamente approvato il 19 agosto 1920. Il Consiglio Comunale di Gallina delegava l’Unione Edilizia Nazionale, con deliberazione consiliare del 18 febbraio 1921, per la costruzione della nuova chiesa arcipretale per l’importo aggiornato a £ 758.000,00. L’Unione Edilizia Nazionale non accettò per i tempi stretti imposti (la chiesa doveva essere completata entro l’anno 1923) e le condizioni dell’affidamento della Direzione dei lavori allo stesso ingegnere progettista.
Il ritardo dell’inizio dei lavori rese necessaria una rielaborazione del progetto essendo entrate in vigore, con Regio Decreto 23 ottobre 1924, n. 2089, una nuova normativa antisismica.
Il progetto venne rielaborato ed aggiornato, dall’ing. Mario Pandelli, il 28 gennaio 1926 e riapprovato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il 12 giugno 1926 per un importo di £ 734.000, oltre £ 101.269,25 per spese tecniche ed imprevisti, con esclusione delle opere di “ornamentazione ed abbellimento”. Il primo luglio 1927 l’Opera interdiocesana affidava i lavori all’Impresa Costruzioni Edilizie del geom. Francesco De Mojà.
- traslò verso oriente l’asse del nuovo edificio di culto per allinearlo al prospiciente edificio municipale, situato sul fronte opposto dell’ampia piazza centrale del centro abitato;
- spostò il campanile, previsto in posizione centrale sul retro della chiesa, sul lato occidentale;
- sostituì, sulle pareti laterali delle navate, la realizzazione “delle murature di pietrame con listatura a tre corsi di mattoni” con l’uso di murature a mattoni pieni intonacati e rifiniti con intonaco a disegno regolare di lastre poiché si era riscontrata una “deficienza di pietrame nella zona”.
I lavori furono successivamente iniziati. La Direzione dei Lavori venne assunta dall’ing. Mario Mazzucato che seguì le lavorazioni completate dall’impresa ACE (Anonima Costruzioni Edilizie) nell’aprile 1934 (data di redazione dello stato finale). L’altare centrale e gli altari laterali, in marmo Mercatino chiaro e parti decorative in marmo Mercatino scuro e gialletto S. Ambrogio di Verona, vennero realizzati dalla ditta Cassanelli Ettore con sede in Modena.
Il 10 dicembre 1933, l’arcivescovo mons. Carmelo Puija, benedì il nuovo tempio.
I danni più evidenti, come riporta la relazione del parroco, l’arciprete Domenico Borruto, “alla sommità della facciata dove è stata aperta una breccia, nella navata minore di sinistra dove è stata sfondata in più punti la soletta a cemento armato e rovinata la decorazione del soffitto; nel tetto dove sono state asportate oltre 500 tegole; nella sala delle adunanze, a sinistra del coro, dove è stata aperta una larga breccia nel muro esterno e danneggiato l’intonaco del soffitto. Tutte le vetrate sono rimaste infrante e alcuni infissi divelti o rotti dalle schegge. I muri perimetrali e le decorazioni esterne portano numerose visibili ferite”.
Nell’anno 1993 sono stati eseguiti lavori di manutenzione della facciata e di adeguamento liturgico dell’aula e del presbiterio.
Nel 2007, a causa di alcuni distacchi delle decorazioni del controsoffitto, veniva predisposto un progetto di consolidamento della struttura del soffitto decorato da parte dell’arch. Renato Laganà. I lavori sono stati eseguiti dalla Impresa del geom. Paolo Foti.
Descrizione architettonica ed artistica dell’edificio
Sul pronao di ingresso si sviluppa la cantoria cui si accede da una scala a chiocciola situata nella navata destra. Il battistero è situato, nella navata sinistra tra l’ingresso laterale e quello centrale. Due altari marmorei, dedicati al SS. Sacramento ed a Sant’Agata, sono collocati sullo sfondo delle due navate.
Ai lati del presbiterio due ampi ambienti accolgono la sacrestia e l’ufficio parrocchiale. Il campanile è situato sul retro, sul lato occidentale, in prossimità del coro.
Il prospetto principale, caratterizzato da un breve sagrato definito da una balaustra muraria sormontata da pilastri quadrati con decorazioni neoclassiche, è definito da tre elementi architettonici che, attraverso robuste lesene, compongono l’ordine gigante che si chiude con una spessa e decorata trabeazione su cui poggia, nella parte centrale, più aggettante, il timpano. In posizione centrale è collocato il portone di ingresso alla chiesa sovrastato fa un timpano triangolare e da un finestrone semicircolare. Sui due corpi laterali di aprono due nicchie ospitanti le statue di Sant’Agata e di San Nicola.
Renato G. Laganà